Un matrimonio all'aperto (Narratori della Fenice) (Italian Edition) by Alexander McCall Smith

autore:Alexander McCall Smith [McCall Smith, Alexander]
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Guanda
pubblicato: 2013-01-09T23:00:00+00:00

9

In riferimento al precedente bacio

Alla signora Ramotswe piaceva lasciare i problemi dell’ufficio al loro posto: in ufficio. Ma quella sera, mentre tornava a casa lungo il viale alberato che attraversava la parte vecchia della città, chiamata da tutti il Village, si ritrovò a ragionare sul caso Moeti. Durante la giornata non gli aveva dedicato nemmeno un pensiero, si era dovuta occupare d’altro, ma in quel momento iniziò a valutare alcune possibilità. Come spesso accadeva, le affiorarono alla mente le parole di Clovis Andersen. Il suo consiglio generico, da applicare alla quasi totalità dei casi, era di parlare con quante più persone possibile, o meglio, spingere loro a parlare. «Più ascolti, più impari» scriveva nei Principi dell’indagine privata, e la saggezza di questo consiglio l’aveva particolarmente colpita, tanto che una volta lo aveva persino sottoposto all’attenzione del signor JLB Matekoni. Lui aveva aggrottato la fronte e inclinato la testa, e poi aveva commentato: «Direi che è senz’altro vero. Non si impara niente se ci si tappa le orecchie. È indubbiamente vero».

La signora Ramotswe era addirittura arrivata a inserire quelle parole in un ricamo, mettendo la frase al centro della composizione e circondandola di fiori del Kalahari, riprodotti fino al minimo particolare con fili di tutti i colori. Il risultato le aveva dato molta soddisfazione e l’aveva donato al mercatino di beneficenza per l’ospedale anglicano. Le avevano riferito che era stato venduto a un buon prezzo alla moglie di un direttore d’albergo, una signora nota per essere una gran pettegola. L’ironia non era sfuggita alle donne che gestivano il mercatino, tutte d’accordo su una cosa: la signora in questione riteneva che ad ascoltare dovessero essere gli altri, non lei.

La signora Ramotswe era dispostissima a stare a sentire chiunque potesse gettare luce sullo sfortunato destino del bestiame del signor Moeti, ma si rese conto che trovare quella persona (o quelle persone) non sarebbe stato facile. Se il crimine avesse avuto luogo nella periferia di Gaborone, magari, o persino in un villaggio, la questione sarebbe stata molto diversa: di sicuro per strada avrebbe incontrato qualcuno con una sua opinione in proposito, e pronto a condividerla (di solito uno dei vicini). Ma era successo in campagna, dove novantanove volte su cento l’unica compagnia erano gli uccelli, o le piccole creature che guizzano nella boscaglia. C’era quel bambino, rammentò, e poi c’era la donna che lavorava in casa. Mpho aveva l’aria di sapere qualcosa, ma era evidente che, per qualche motivo, il signor Moeti lo terrorizzava, e quindi, temeva, non sarebbe riuscita a tirargli fuori niente. Certo, a meno che non fosse riuscita a parlarci da sola, prendendolo in disparte. Aveva scoperto in un paio d’occasioni che i ragazzini potevano essere ottimi informatori: facevano attenzione a ciò che li circondava e ricordavano tutto.

Ferma all’incrocio per lasciar passare due camion sferraglianti, la signora Ramotswe cercò di capire che possibilità aveva di parlare con Mpho in privato. Il ragazzino era il figlio della donna che lavorava per il signor Moeti, quella che aveva incontrato, quindi probabilmente viveva con lei negli alloggi della servitù dietro la casa dell’allevatore.

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